È bello? È brutto? Fa paura come dicono? Non fa paura?
Si tratta del primo momento di discussione del nuovo anno: Nosferatu di Robert Eggers è infatti uscito il primo di gennaio, dopo una lunga attesa in cui si è detto tutto e il contrario di tutto. Capolavoro o manovra di marketing? Visto che ognuno pare avere un giudizio, per non essere più coglione degli altri, dico anche la mia. Nessuno l’ha chiesta ma non importa: la pretestuosità è uno dei motori di questo blog, lo sapete.
La farò breve, ma un ragionamento va fatto. Eggers ha l’indubbio torto di pisciare troppo lungo: non gli basta una generica storia di vampiri, ma punta direttamente ai capolavori di Murnau e Herzog, per rimanere solo agli eponimi che tentarono di aggirare i diritti d’autore della famiglia Stoker, altrimenti bisognerebbe scomodare Browning e la Universal, Fisher e la Hammer, e poi Coppola, giusto per non allargare troppo la cerchia. Ora, siamo onesti, la storia è sempre la stessa: una metafora dello spietato mercato immobiliare, in cui la vittima diventa carnefice, scopa la moglie dell’agente che lo ha fottuto vendendogli una casa priva di esposizione al sole, per poi morire di consunzione (per il sole improvviso o per un paletto conficcato melodrammaticamente nel cuore, a seconda delle versioni), in modo che si possa restaurare l’ordine borghese e mercantile. E se la storia è sempre la stessa, tu, che vuoi per forza rifare lo stesso film perché il Nosferatu di Murnau è uno dei tuoi dieci preferiti, come ti muovi?
Non puoi creare suspense, se non verso i quattordicenni che si nutrono solo di tik tok e quindi pensano che il pelato livido con i canini aguzzi sia un cosplayer di chissachecazzo, non puoi variare troppo perché il rischio è che gli appassionati dell’horror rifiutino il prodotto. E allora che fai? Secondo me, Eggers, che qualcuno pensa sia un regista dal grandissimo avvenire, anche se dopo il riuscito esordio (The VVitch, ormai dieci anni fa) ha inanellato un tentativo fallito di capolavoro arty (The Lighthouse) e una vaccata epic-action (The Northman) che ne aveva snaturato lo stile (produzione Universal e non A24, come negli altri due film), Eggers, dicevo, fa l’unica cosa che possa fare uno che ormai si è impelagato in un’impresa impervia e non può più tornare indietro. Cioé, cerca di attualizzare il linguaggio e di modernizzare la catena delle immagini. Pur restando nell’ambito di una riconoscibilità gotica.
La macchina da presa si muove incessante e fluida, rivelando progressivamente lo spazio sui e intorno ai personaggi e rifiutando, per quanto possibile, il montaggio. La sua costruzione dello spazio non è geometrica, ma sequenziale e successiva, organizzata per condensare la tensione all’interno del piano e lungo i bordi di un fuoricampo che per sua stessa natura, nell’horror, è sempre il segno di un confine oltre il quale c’è il Male. Ogni singolo quadro è accurato, composto scenograficamente, equilibrato nella volumetria e splendidamente fotografato dal solito Jarin Blaschke: il risultato è un piccolo museo del gotico reso contemporaneo che gratifica lo sguardo e non dà mai l’idea di essere posticcio.
Del museo, ovviamente, fanno parte anche i riferimenti illustri del passato; dell’intero genere, non solo quelli ovvi della matrice originaria, magari sciorinati in rapida successione come per togliersi il pensiero, come quando, dopo l’ennesima crisi di Lily-Rose Depp (che pare sempre sul punto di cantare Joe le Taxi come la madre piuttosto che imitare i momenti migliori del padre), mette in fila suggestioni da L’esorcista e da The Ring (i quali, detto per inciso, sono anche due dei tre miei horror preferiti). La matrice originaria, quella espressionista di Murnau, per intenderci, viene invece dilatata ingrandendo le ombre per farle scorrere sui muri e creare così una dialettica tra proiezione della minaccia, disgregazione organica dei corpi e carnalità esibita e violata.
In più, rispetto al maestro, Eggers fa una cosa, sicuramente studiata nel significato, anche se non del tutto condivisibile sul piano spettacolare se hai Bill Skarsgård come conte Orlok: se Murnau mostrava fin da subito la mostruosità di Max Schreck, sfruttandone la caratteristica silhouette da formica inarticolata, Eggers cela il suo vampiro, lo sfuma nelle ombre della sera, lo taglia lungo i margini del quadro, rivelandolo nella sua natura di cadavere in decomposizione solo quando la sua bara viene scoperchiata da Thomas Hutter. Grosso modo, dopo quasi tre quarti d’ora di film.
Un’ulteriore attualizzazione, forse più per assecondare il trend del momento che per effettiva convinzione, nasce proprio dalla carnalità violata di cui sopra, per cui la consueta vittima femminile si trasforma con modalità molto più marcate e palesi rispetto ai predecessori in [Biiiiiiiiiiiiip, per evitare spoiler], che è pratica più da tradizione melodrammatica che dell’orrore. Questa stessa carnalità violata è poi restituita con un erotismo molto più marcato rispetto alla tendenza già evidente nel Dracula di Coppola, anche se in quest’ultimo caso era virata verso un raffinato decadentismo. Qua invece siamo praticamente nel porno, con la succitata Depp daughter che geme in primo piano come nel sottogenere Beautiful Agony, mentre le copule sono spesso mostrate con modalità invero piuttosto grottesche: il Conte che s’ingroppa anche Thomas Hutter in terra privo di sensi mi ha fatto esplodere in una risata, perché l’ispirazione parte dal celebre Incubo di Füssli (👇🏻 per chi non se lo ricorda),
ma a me, che ho le mie turbe, ricorda quella pubblicità del digestivo in cui chi aveva mangiato pesante durante la notte si ritrovava a smorzacandela con un cinghiale.
Ridicolo, indubbiamente. E qui sorge la domanda: Nosferatu è così pauroso come lo hanno dipinto il marketing e alcune delle critiche provenienti da oltreoceano prima dell’arrivo in Europa?
No. Per niente.
Nonostante la macchina da presa lavori sull’accumularsi della tensione grazie all’indolenza del movimento, agli spazi invisibili ma immaginabili, all’addensarsi delle zone d’ombra, la paura si riassume unicamente in inserti non appartenenti alla continuità della scena (dislocati diceva il buon Christiàn e tutti quelli che si guardano bene dall’avvicinarsi a questo blog, ossia i dotti), in cui un primo piano mostruoso si palesa improvvisamente in un flash, insieme a strida, urla beluine e impulsi sonori. Il classico Buh! che un po’ si chiama come me e un po’ anche come la sezione dei film in uscita su questo blog (vedi sotto) e che ormai sapete quanto mi faccia incazzare. Eppure tutti lo fanno. Forse perché non lo sanno. O forse proprio perché lo sanno, chi lo sa? Comunque, veramente tutto troppo facile. Non è altro che una scorciatoia di comodo. Se sei considerato un autore horror di sicuro avvenire, puoi anche sforzarti di costruire, di rendere satura l’atmosfera, di orchestrare la messa in scena con quei due tre accorgimenti che rendono un film dell’orrore un vero gioiello e non una produzione grossolana. Come dicevamo qualche tempo fa? Da palinsesto pomeridiano di Italia 1.
Ok, bene, ma alla fine, facci capire, ‘sto Nosferatu t’è piaciuto o no?
E chi lo sa? È da due giorni che ci penso. Qualcosa sì, altro no, come forse avrete arguito leggendo. La vita d’altronde è fatta di sfumature, mica tutto è bianco o nero. Solo una cosa lo è entrambe e ultimamente mi dà tante preoccupazioni. E anche molta rabbia.
“la storia è sempre la stessa: una metafora dello spietato mercato immobiliare, in cui la vittima diventa carnefice, scopa la moglie dell’agente che lo ha fottuto vendendogli una casa priva di esposizione al sole, per poi morire di consunzione (per il sole improvviso o per un paletto conficcato melodrammaticamente nel cuore, a seconda delle versioni), in modo che si possa restaurare l’ordine borghese e mercantile”.
A posto, sono felice già così. Grazie! ahahahahhahahahhahha
a.
Felice che tu sia felice. 😄
Comunque a parte la metafora stupenda (ora non vedrò più i film draculini con gli stessi occhi), dico due parole pure io (sto per scrivere il tweet).
Mai come stavolta sono pienamente in linea con te sul percorso di Eggers, e temevo, dopo The Northman (osceno), che pure lui avesse scaricato le batterie dopo la prima esplosione; ma io, lo sai, sono sempre curioso, e poi sull’horror, figuriamoci…
Beh, anch’io ci sto pensando su da ieri (visto al Lux), ma la mia impressione vira decisamente sul positivo per ora. Credo che Eggers sia ritornato sulle modalità di The Witch, nel senso della costruzione di un horror dalla soprannaturalità più “immanente”, terrestre, quella in cui i mostri, pur essendo per natura stessa sovraterreni, hanno modi, espressioni, carnalità che sembrano mutazioni dell’umano, con tutto ciò che ne consegue. Questo tipo di horror mi piace ed è raro (soprattutto di qualità) – ieri facevo fatica a farmene venire in mente uno simile e di discreta efficacia, poi ho ricordato Non sarai sola.
Mi verrebbe da dire che se Murnau ha creato l’icona e Herzog il dramma esistenziale, Eggers ha creato l’horror di genere ma nel senso sopra descritto, quindi “non la solita cosa” e soprattutto “quella cosa che il Nosferatu cinematografico meritava di avere”.
Sulle parti ridicole, no, non ho avuto quell’effetto che segnalavi in quelle specifiche sequenze (anzi, la bevuta di sangue supina l’ho trovata molto d’impatto ed originale), ma su altri momenti c’ero quasi (le epilessie o i volti da posseduta), ma per me l’ha “scampata” per ora…
Comunque è un film che rivedrò perché anch’io non mi sento fermo nell’analisi stavolta.
Mi è piciuto? Sì.
Volevo di più? Sì. Gli manca quello sprint che lo rendesse più potente nella narrazione o nelle situazioni e rispondesse adeguatamente alla costruzione scenica (che ho adorato). E anche la colonna sonora avrebbe aiutato, mentre questa è stata solo di supporto.
Detta la mia, per quel che vale.
Ciao, Giamp!
a.
Grazie della tua analisi. Aggiungi ciccia a quel che c’è e apri almeno un paio di prospettive ineteressanti.
Non so se sono d’accordo, forse perché non l’ho compreso completamente, su Eggers che “crea l’horror di genere” rispetto alle atre due versioni eponime, e credo anche che questo “Nosferatu” (ci ho pensato ulteriormente, nel frattempo), sia un gradino sotto rispetto a “The VVitch”, però il resto è assolutamente condivisibile.
Buh! Grazie per l’ironia mista alla profonda conoscenza che metti da sempre nei tuoi scritti… Il film nn lo so ma l’amore per il calcio quello è palese!
Per servirla, signorina.
Anche se devo rintuzzarla: non si tratta di amore per il calcio, è Amore per una sola squadra. Senza quella squadra, seguirei solo il tennis.
Sì, non mi sono espresso chiaramente. Intendevo semplicemente dire che questo terzo Nosferatu lo trovo un horror tout-court (quindi genere puro), senza commistioni con altro (es: il drammatico) – a meno di tolleranze, sia chiaro -, ma allo stesso tempo è un horror diverso, affascinante, alla Eggers (per quelle ragioni che dicevo). Gli altri due Nosferatu hanno caratteri che li rendono un po’ meno horror in senso stretto: quello del 22 per la stilizzazione espressionista, quello del 79 per il dramma esistenziale. Però so farmi avvocato del diavolo, e immagino (ma qui ti passo la palla) che almeno quello del 22 volesse essere nelle intenzioni un horror puro anch’esso anche se lo sguardo con cui lo si guarda dai tempi nostri cade spesso più sull’aspetto “grafico”, di stilizzazione delle forme, oso il termine “fumettistico”.
E sono d’accordo, per me questo Nosferatu è sotto The VVitch, che è una mantecatura continua di una tensione invisibile/opprimente. Magari l’avesse riproposta, ma un po’ c’era…
Thanks!
a.
PS: e ora mi chiedo: sto commento finirà sotto la tua riposta al mio post?
Tutto chiaro.
Il “Nosferatu” di Murnau nacque come horror e contemporaneamente la fotografia di Fritz Arno Wagner e le scenografie di Albin Grau lo resero uno dei più citati capolavori espressionisti. Quindi siamo noi che lo consideriamo “anche” altro, soprattutto il film di un grande autore. Se gli spettatori dell’epoca fossero vivi ti potrebbero giurare di non aver mai più visto qualcosa di più terrificante di Max Schreck incarnare il male come in quel film.
PS: la posizione del commento ti soddisfa? non credo di poter fare molto di più per renderla confortevole. 😉
Sempre soddisatto! Grazie, Giamp, per lo scambio!
a.
Grazie a te per la possibilità.
Eggers sempre tanta roba, ma vorrei esporre al sole, crocifisso, chi gli ha montato questo film …
Cerea monsù.
quanta crudeltà.
cerea a lei.
Anche a Terni hanno fatto un nuovo Nosferatu. Bandecchi nei panni del conte protagonista
Commento a cavallo di questo e del prossimo post su “M il figlio del secolo”, mi pare.
Resistete.