A sprezzo del ridicolo: gli Oscar 2023

A sprezzo del ridicolo: gli Oscar 2023

Non dovrei perderci tanto tempo, visti poi i responsi ridicoli, ma mi accanisco lo stesso. Un po’ per gioco, un po’ per vizio. E molto perché voi alla fine vi divertite a vedermi annaspare in pronostici che non ci beccano. Quindi lo faccio, anche se mi ero detto che non l’avrei più fatto. E dire che la scorsa settimana mi ero anche illuso, perché l’oculista mi ha trovato praticamente cieco e a quel punto avrei dovuto soltanto farmi scritturare in un film complice e ruffiano per poter vincere l’Oscar. E invece mi sono comprato gli occhiali nuovi e ora ci vedo di nuovo bene. Attenderò quando avrò la 104.

Ma partiamo, senza farla tanto lunga. Con una differenza rispetto al passato, per non continuare a mietere le solite figure di merda. Io vi dirò chi dovrebbe vincere il premio e anche chi invece lo vincerà, cercando di immedesimarmi nella minimale coscienza dell’Academy, come se fossi uno psicoterapeuta dell’infanzia, ché è quella, alla fine, la loro età mentale nel giudicare film, attori e premi tecnici. In realtà è come quando sulla schedina negli anni Ottanta mettevi 1X2, cioé lo scopo è azzeccarla comunque.

Miglior film

Per me è Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh, di cui vi ho già parlato qualche post fa, quindi non mi ripeterò. Però ha un guaio: è un film molto intelligente. Troppo, probabilmente, perché possiede anche una raffinata metafora antropologica interna. Quindi, in mancanza di disabili (a ‘sto giro abbiamo solo un divo del rock ‘n’ roll plagiato e dei grandi uomini blu, la versione watussa dei puffi), vincerà I Fabelmans di Spielberg, che è un grande film e che ha in più il vantaggio di una chiarezza stentorea nel rappresentare l’amore smodato per la magia del cinema. Come se premiassero se stessi.

Miglior attore

È Colin Farrell ne Gli spiriti dell’isola. Incantevole e tenero nell’ostinarsi a non comprendere il contrasto con il suo amico di sempre, pur sapendo di essere il più fragile della coppia. E poi, i dubbi che si pone, pensando di essere stupido? Fantastico. Ma vinceranno i 250 chili sprofondati sul divano di Brendan Fraser nel comunque mediocre The Whale? È possibile. Addirittura probabile. E’ uno schifoso ciccione, trasuda sudore stantio da ogni singolo pixel, per di più è un insegnante: potrebbe spuntarla. Malgrado una sceneggiatura davvero inconsistente.

Miglior attrice

Cate Blanchett in Tár. Punto. Chiunque altro dovesse vincere è uno scandalo pari a quello dei sordomuti.

Tár

Attore non protagonista

Brendan Gleeson per Gli spiriti dell’isola, perché ha la tenuta granitica di un muro a secco contro cui va a sbattere ripetutamente Colin Farrell. In alternativa, Barry Keoghan, sempre nello stesso film: è lo scemo del villaggio, ma ha una sostanza talmente shakespeariana da risultare troppo sottile per essere davvero apprezzata. Sua la battuta dell’anno, fredda, immediata, disarmante, quando Colin Farrell gli rivela che Gleeson non vuole più essere suo amico: «Ma cos’ha, dodici anni?». Tutto però troppo rarefatto, da carpire più che da capire, per cui, per quanto già detto riguardo al Miglior film, vincerà Judd Hirsch, nei panni dello zio grossolano e divertente dei Fabelmans, interpretazione che risponde ai canoni di un premio dell’Academy e che comunque non avrebbe niente di scandaloso. [Una curiosità, tra le nomination c’è anche quella di Ke Huy Quan, che per i boomer come me (e come lui) è lo Shorty di Indiana Jones e il tempio maledetto e il Data dei Goonies, di cui all’uscita mi esaltò soprattutto l’uso della canzone Wherever you’re goin dei Reo Speedwagon, il gruppo che amavo all’epoca e che ascolto ancora adesso, quando mi prende la vena nostalgica.]

Attrice non protagonista

Mmmmm. Scusate il cinismo: vincerà una tra Angela Bassett (Wakanda Forever), Stephanie Hsu (Everything Everywhere All at Once) o Hong Chau (The Whale). Giusto per dimostrare di non essere razzisti.

Miglior regista

Vince Spielberg. Lo è, oltretutto, quindi non sarà altro che l’ennesima santificazione.

Miglior sceneggiatura

È quella di Martin McDonagh per Gli spiriti dell’isola, nessuna discussione. Ma non vincerà, perché è uno script raffinato e molto dialogato: ricordiamoci che McDonagh arriva dal teatro e la parola per lui ha sempre l’immagine per corollario e non viceversa. A quel punto, uno vale l’altro e se non vincono Spielberg e Tony Kushner per I Fabelmans, ci potrebbe anche essere la sorpresa Ruben Östlund per Triangle of Sadness. Ma è solo un’eventualità.

Women Talking

Miglior sceneggiatura non originale

È da ridere che ci siano Glass Onion (sceneggiatura inutilmente contorta e totalmente didascalica, come nella logica assurda della saga Knives Out) e Top Gun Maverick, la cui storia era già stupida nell’86 e certo non è migliorata col tempo, quello succede solo a Tom Cruise. Ma siccome ho già riso molto lo scorso anno, chissà che. La migliore, però, è Women Talking, tratta da un romanzo di Miriam Toews. È una sorta di La parola ai giurati di Sidney Lumet in versione femminista, si svolge interamente in un fienile e non ti lascia un istante di tregua (sì, soprattutto a te che sei mosso da una logica patriarcale!). Potrebbe bastare. Ma chissà se basterà davvero.

Miglior fotografia

Qua va bene tutto: Darius Khondji per Bardo, Roger Deakins per Empire of Light (io glielo darei ogni anno e poi passerei a premiare il secondo classificato) e Florian Hoffmeister per Tàr. Su chiunque dei tre dovesse cadere la scelta, sarà una scelta giusta. Piuttosto, dovrebbe sorprendere che almeno tra i nominati non ci sia Jamie Ramsay per la densa e pastosa fotografia di Living di Oliver Hermanus, ma Ramsay è un outsider dal carente pedigree e quindi fuori dai giri che contano per essere considerato davvero. Peccato. Ma è anche la dimostrazione di come l’Academy non vada mai oltre quelle che sono le sue placide certezze, e che alla possibile scoperta preferisca sempre la rassicurante conferma.

Bardo
Empire of Light
Tàr
Living

Miglior montaggio

Paul Rogers per Everything Everywhere All at Once, in base al famoso teorema secondo il quale l’unione delle inquadrature di durata infinitesimale produce sempre mal di testa ma anche concrete possibilità di vittoria.

Miglior colonna sonora

Justin Hurwitz per Babylon, qualunque altro risultato è come pensare che Orietta Berti valga i Led Zeppelin.

Miglior film straniero

Close di Lukas Dhont.

Argentina 1985 è bello, sebbene abbia uno stile prosciugato, quasi da sceneggiato televisivo anni Ottanta (boomer e ancora boomer!), e poi sempre sia maledetta la Junta militar; il remake tedesco di Niente di nuovo sul fronte occidentale è apprezzabile, EO è un esperimento interessante anche se derivativo, The Quiet Girl gradevole, ma qualunque altra scelta che non fosse Close non premierebbe davvero il miglior film. Close lo merita per intensità, regia, sensibilità per gli argomenti trattati (amicizia, identità sessuale, paura del giudizio, crisi adolescenziale), per qualità dei giovani attori, per la capacità di non esondare mai nel melodramma, pur sfiorandolo in ogni singola inquadratura. Stupendo. Se non dovesse essere Close, pazienza: dopo lo scorso anno in cui sono state aperte le gabbie del dubbio gusto, vale davvero di tutto.

Un’ultima raccomandazione: so che qualcuno di voi vuole scommettere sui premi. A prescindere dal fatto che la ludopatia è sempre pericolosa, basterebbe rileggersi i post degli scorsi anni per capire che non dovete usare questo blog come fonte attendibile. Ma nel caso aveste memoria corta, lo sottolineo una volta di più: mi sollevo da ogni responsabilità sull’eventuale disfatta della vostra scommessa. Non venite a reclamare. L’Academy solca gli estremi: o è banale o è insondabile. Nel primo caso la quota è sempre molto bassa, nel secondo prevedere chi vince è impossibile. Tradotto: nello spazio intercorrente tra una scelta scontata e una assurda c’è tutto il sapore di una decisione comunque di merda.

Close

Pubblicato da giampiero frasca

Scrive di cinema, ma solo quando gli va.

4 Risposte a “A sprezzo del ridicolo: gli Oscar 2023”

  1. Ti avverto che sto piangendo dalle risate da mezzora. Ma per fortuna sono ancora in grado di scrivere, dunque scrivo mentre rido.
    Faccio la mia parte, vista la gradita citazione in uno dei post che, già per la frase di chiusura, resta uno dei miei preferiti da quando ti leggo. ahahhahahahhahah
    Qual è la mia parte? Riportare “quelli” che i bookmaker di Eurobet danno per vincitori e quelli su cui punterò io (dopo il tuo post) appena finisco di scrivere.
    (cazzo, sto ridendo troppo forte, fra un po’ non riesco più manco a battere sulla tastiera)

    Miglior Film: Everything Everywhere All at Once (1.10)
    Miglior Film straniero: Niente di nuovo sul fronte occidentale (1.06)
    Attore protagonista: Brendan Fraser (1.52), incalzato da Austin Butler (2.53)
    Attore non protagonista: Ke Huy Quan (1.01)
    Attrice protagonista: Michelle Yeoh (1.65), inseguita da Cate Blanchett (2.10)
    Attrice non protagonista: Angela Bassett (2.10), seguita col fiato sul collo da Kerry Condon (2.80), a sua volta pedinata da…….. Jamie Lee Curtis! – sento già il motivetto di Halloween di sottofondo (3.00)
    Fotografia: Niente di nuovo sul fronte occidentale (1.30), tampinato da Elvis (3.25)
    Regia: Everything Everywhere All at Once (1.08)
    Musica: Babylon (1.40), ma Niente di nuovo sul fronte occidentale lo scruta dietro l’angolo (2.60)
    Sceneggiatura originale: Everything Everywhere All at Once (1.65), braccato finalmente dal grande Gli spiriti dell’isola (2.00)
    Sceneggiatura non originale: Women Talking (1.60), ma i crucchi sono alle calcagna con Niente di nuovo sul fronte occidentale (2.65)

    Avrai notato che ho inserito solo le quotazioni per i favoriti. E ora viene il bello. ahahhahahhahahahaha

    Io sottoscritto me medesimo, deresponsabilizzando totalmente l’autore del post e promettendo di esimermi da futuri commenti (totalmente inopportuni), scommetterò su:

    Miglior Film: The Fabelmans (31)
    Miglior Film straniero: Close (41)
    Tripletta: miglior attore Brendan Fraser (1.52)/miglior attrice Cate Blanchett (2.10)/Miglior regia Steven Spielberg (7)

    Vado ad asciugarmi le lacrime promettendoti che se acchiappo qualcosa ci buttiamo in qualche locale e ci uccidiamo di birra (e risate) a mie spese!
    (ma anche se perdo)

    alessandro

    PS: non temere, sto puntando cose tipo 5 euro, che con quelle quotazioni bastano per vincite milionarie ahahahhahahhahahah

    1. hai fatto bene a puntualizzare la mia totale deresponsabilità.
      però una riflessione s’impone: forse, per capire veramente di cinema, avrei dovuto fare il bookmaker.
      scusate se ho millantato una professionalità che non ho mai avuto.
      e riguardo alla tua scommessa: apprezzo i 5 euro giocati (io li devo alla panettiera perché sono due giorni che non ha da cambiare) e apprezzo la proposta di berseli comunque.
      è un po’ il senso della vita.

  2. e smettetela voi due con questa pessima sceneggiatura da buddy film!!! ricordo ad Ale che gli devo 5€ (per una questione di resti). non scommetto mai (ho troppo visto cose lavorando in una sala corse) ma ricordatevi della quota rosa per la prossima birra 😉

    (e comunque dopo le immagini che hai divulgato per parlare di Babylon ho temuto sulla tua improvvisa senilità con tanto di cecità e cane guida! 🙂

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